Oggi vi proponiamo una chiacchierata con Lucio Sindaco, il fondatore di Michelasso, che ci racconta la filosofia alla base del nostro ristorante, il suo amore per la buona cucina e i progetti ambiziosi per il futuro.
Ciao Lucio, dopo la riapertura quali sono gli obiettivi che si propone Michelasso?
Buongiorno a tutti i lettori. Con la riapertura vogliamo consolidare e diffondere la nuova brand identity, come l’abbiamo delineata dopo l’ultima riapertura post-Covid. E vogliamo connetterci alla resilienza e alla voglia di ritornare a vivere di tutte le persone. Tutti abbiamo bisogno di riappropriarci delle sane e spensierate abitudini che sono state congelate dalla pandemia per un anno e mezzo. Come andare al ristorante, in un posto esclusivo dove il tempo sembra fermarsi, dove poter appagare tutti i sensi, a partire dal gusto della buona cucina e del buon vino.
Nuovo logo e nuova veste grafica. Si tratta di un nuovo inizio anche sotto questo punto di vista?
Certo, la nuova veste grafica riflette l’anima egualmente partenopea di Michelasso, ma meno tradizional-popolare e più ricercata rispetto alla precedente.
Come si differenzia Michelasso all’interno della scena culinaria napoletena, e non solo?
Il nostro è un ristorante gourmet che va affermandosi come espressione di una sfida culinaria fondata sul binomio di cucina e arte, di sapori intensi ma ricercati, che riflettono la mia personalità istrionica di napoletano legato alle origini, ma fine e curioso sperimentatore di cucine alternative, saggiate durante i numerosi viaggi dentro e fuori l’Italia.
"Fare il mestiere del Michelasso: mangiare, bere e andare a spasso" è il proverbio che ispira il nome e tutta la filosofia conviviale del ristorante. Come si declina tutto ciò nel rapporto con le persone che scelgono di mangiare da voi?
L’arte antica del Michelasso, ovvero del mangiare, bere e andare a spasso, insieme all’anima goliardica e autentica del personaggio ispiratore, permeano i sapori intensi e delicati del ristorante, la sobria eleganza del nostro locale che si trova a Santa Brigida, la cortesia discreta e accogliente del personale di sala e, su tutto, la cucina gourmet, ma sostenibile e legata alla stagionalità dei prodotti e del pescato, vero ed autentico protagonista delle creazioni dello Chef Gravino.
Michelasso è la sfida di chi intende conquistare un’ampia platea con la solidità della tradizione culinaria partenopea e delle sue radici, traducendole in chiave contemporanea. Accogliere e stupire, regalare un’intensa esperienza culinaria avvolti dall’atmosfera fascinosa che accompagnava il lento vagare dei ricchi perdigiorno del ‘700.
Quali sono i prossimi obiettivi di Michelasso? Il raggiungimento della Stella Michelin è tra questi?
L’ottenimento della stella Michelin e l'ingresso nella guida gastronomica più famosa del mondo renderebbe il giusto onore all’evoluzione di un ristorante che, in pochi mesi, e nonostante le difficoltà generate dalla pandemia, ha saputo trasformarsi e facilitare la massima espressione all’estro e alla bravura di uno Chef che vanta oltre 20 anni di esperienza nei migliori ristoranti stellati d'Italia come I quattro passi a Nerano (2 stelle Michelin), l'Oasis di Vallesaccarda (1 stella Michelin) e la pasticceria La Caramella di Bologna.
Classe ’58, è HR manager di una delle prime realtà imprenditoriali italiane in ambito GDO, Consulente del Lavoro e giuslavorista, presidente della ConfCommercio di Caserta.